Gli adulti spesso non comprendono “cosa passa nella testa del bambino”, mentre gioca o mentre cerca la sua soluzione a un problema. Le strade intraprese dai cuccioli sono, spesso, diverse da quelle che avremmo immaginato noi. C’è una scena di un film, “NuovoMondo”, di Emanuele Crialese, che prova a suggerirci che cosa succede quando si confrontano diverse modalità di approccio a una situazione.
I protagonisti del film sono emigrati italiani, alle prese con test d’ingresso richiesti dagli Stati Uniti, necessari per poter ottenere i documenti e trasferirsi nella sognata America. Il test consiste nella soluzione di un rompicapo di legno e nel rispondere ad alcuni quesiti di logica e matematica.
Questi emigrati sono analfabeti: fanno fatica a condurre un ragionamento astratto. E’ la prima osservazione che ci viene in mente, facendo un parallelo con i nostri bambini. Quando ci chiediamo che cosa passa nella testa del bambino, ricordiamoci che
i bambini “pensano” con le mani.
Piaget distingue, nelle fasi di sviluppo cognitivo dei bambini, un periodo pre-operatorio, che va dai due ai sei anni e uno stadio operatorio concreto, dai sei ai dodici anni. Lo stadio operatorio formale va formando a partire dai dodici anni ed è quello del pensiero ipotetico deduttivo. Il ragazzo del test conta con le mani; i nostri bambini possono farsi un’idea delle cose, associano rappresentazioni mentali e oggetti, ma non sono in grado di formulare ipotesi “teoriche”, slegate da esperienze concrete.
Il secondo emigrato sottoposto al test ci dà, peraltro, un esempio ancora più illuminante. Deve risolvere un puzzle di legno, combinando nel giusto incastro un gruppo di figure geometriche. Il nostro protagonista, fa, invece qualcosa di diverso: utilizza i pezzi del rompicapo come fossero costruzioni e crea una composizione: la casa, uno stendipanni.
La fantasia è risorsa preziosa, al pari dell’intelligenza.
Il protagonista non prova neppure a risolvere il problema chiesto in sede di test, ricomponendo le figure geometriche nel loro riquadro. Fa, però, qualcosa di differente e creativo, immaginando che i blocchi di legno rappresentino degli oggetti reali. La sua risposta ha qualcosa di spiazzante e sincero, che ha un senso peculiare (nell’economia del film, è un simbolo fortissimo: evoca il sogno degli emigranti di rifarsi una casa).
Oggi gli esperti sottolineano che non esiste un solo tipo di “intelligenza”. I bambini sono soggetti in fase di sviluppo, nei quali vediamo, via via, l’evolvere di competenze che sempre di più si avvicineranno al “nostro modo di ragionare”, quello dell’età adulta. Oggi, da più parti gli esperti sottolineano come fantasia, creatività e stretto legame con le esperienze concrete non siano affatto da reprimere, né da piccoli, né da grandi.
Impariamo anche noi a vedere case nei blocchi di legno.