In un tempo lontano lontano, quando il mondo era sempre in fiore, il clima era mite e non esisteva tristezza e gelo, Ade – dio degli Inferi – soffriva di estrema solitudine. Stava sempre mogio, sottoterra, a governare l’inferno; guardava con grande invidia gli amori e la spensieratezza degli dei e degli uomini sulla terra. – Ah, come sarebbe bello avere una fidanzata tutta per me! – sospirava il dio.
Un giorno, mentre si concedeva una passeggiata per campi, più o meno dalle parti di Enna, rimase letteralmente folgorato: c’è lì, a pochi passi da lui, una fanciulla dalla bellezza disarmante. La giovane era intenta a cogliere fiori insieme alle sue amiche. Era Persefone (in latino, Proserpina), figlia di Demetra e di Zeus. Ade sentiva scoppiare il cuore per l’emozione: mai vista, pensò, una fanciulla tanto perfetta da farmi tremare le gambe. Si avvicinò e provò a parlarle: – Ciao, cara. Come ti chiami? Ti va di fare una passeggiata con me? –
La ragazza, spaventata dall’aspetto dei dio dei morti – certo, non era proprio una bellezza lui, eh! – provò a fuggire via. Lui la rincorse, la afferrò e la trascinò via con sé. Le amiche di Persefone corsero ad avvisare la dea Demetra (Cerere): – Madre, madre, un dio brutto e cupo ha rapito la nostra bella Proserpina. Ti preghiamo, va’ da Zeus e convincilo a fare qualcosa, presto! –
Demetra andò da Zeus: – Mio caro, va’ negli Inferi e riprendi tua figlia. Che modi son questi? Ade la vuole come fidanzata. –
Zeus, in difficoltà, rispose: – Demetra, che ci posso fare io? Metti caso si sono innamorati! – Non era vero, Proserpina non faceva che piangere e Zeus lo sapeva benissimo.
Allora Demetra, arrabbiata, fece calare sulla terra un velo di malinconia e siccità. Morirono animali e piante, e tutto sembrava scuro e triste. Lei poteva: era la Madre Terra, la dea dei raccolti e della fecondità.
Zeus non poteva certo lasciare gli uomini in quelle oscure condizioni. Erano passati nove giorni e sulla terra si stava davvero molto male. Decise di intervenire e mandò negli Inferi Hermes: – Va’, messaggero degli dei, e fatti ridare mia figlia – tuonò.
Nel frattempo, Persefone continuava a piangere disperata perché le mancavano la madre, le amiche e la luce del sole. Ade non sapeva più come confortarla. Bevande e cibi profumati, storielle e sorrisi, nulla: la ragazza non smetteva di piangere.
Quando arrivò Hermes negli inferi, Ade non poté fare a meno di obbedire e si decise a lasciar andare via la sua amata. Prima, però, le offrì l’ultima delizia: qualche chicco di melograno. Però, furbastro, aveva omesso un piccolo dettaglio: sarebbe ritornata negli Inferi per tanti mesi quanti erano i chicchi di melograno mangiati. La poveretta, forse per non offendere il suo mostruoso rapitore, tanto ormai se ne stava andando via, ne mangiò sei; la buona educazione, prima di tutto.
E si salutarono.
Appena Demetra, però, riabbracciò la figlia che le raccontò felice di aver assaggiato del melograno, l’inganno fu chiaro: la Madre Terra sapeva bene che quei sei chicchi le avrebbero rubato la figlia per sei mesi.
Così da quel momento fino ai giorni nostri, quando Proserpina è con la madre, sulla terra sbocciano i fiori, i campi si tingono di un verde brillante e la natura si risveglia tutta. Il sole splende sempre più forte fino a riscaldare ogni angolo di campagne e città. Sono i mesi della primavera e dell’estate. Quando, invece, Proserpina torna dal suo amato, che nel frattempo comincia a piacerle un pochino, arrivano l’autunno e l’inverno con il freddo, il gelo e il sole pallido.
E così vissero tutti felici e contenti, almeno… sei mesi ciascuno, no?