Chi non conosce Cupido, il dolcissimo e dispettoso dio dell’amore? Eros per i Greci, il dio più tenero e turbolento dell’Olimpo era un frugoletto irresistibile: bello e pacioccone come tutti i bambini, diventava tremendo e pasticcione nei momenti più impensati.
Sua madre, la bellissima Afrodite, era davvero disperata per questo suo figlioletto. Eros era incontenibile: un momento era sereno e tranquillo, l’attimo dopo scagliava frecce a caso facendo innamorare e ammattire gli dei e gli uomini. Poi, all’improvviso, scoppiava in un pianto inconsolabile, che nemmeno le coccole di Afrodite riuscivano a calmarlo.
Afrodite non ne poteva proprio più: quando sarebbe cresciuto quel monello? Lo amava con tutte le sue forze, ma in certi momenti lo trovava insopportabile. Urgeva un rimedio, ma quale?
Ne parlò persino con il padre del ragazzino, Ares, suo grande amore di sempre: «Caro, dobbiamo fare qualcosa per questo nostro figlio: è troppo bizzoso e irrazionale. E poi, diamine, quelle frecce! Ti avevo raccomandato di non regalargli giochini così pericolosi. Quando c’è lui in giro, non si può star tranquilli. Se è in vena di scoccare frecce, nulla può distrarlo. Il più delle volte combina veri disastri!»
Ares, forse un po’ orgoglioso della veemenza del suo pargolo (era pur sempre il dio della guerra, lui!) sorrideva sornione alle lamentele di Afrodite: «Mia cara, lascialo divertire. Vedrai che presto diventerà grande e metterà la testa a posto».
I secoli passavano però, e il bricconcello era sempre lo stesso: tutto baci e moine se gli conveniva, strepiti e capricci nemmeno due minuti dopo.
Fu Temi, una zia molto saggia di Zeus, a dare ad Afrodite il giusto suggerimento: «Sai cosa ci vorrebbe? – disse convinta – Un bel fratellino. Convinci Ares per un secondogenito, e vedrai come quel monellino si calmerà, finalmente. Chiamatelo Anteros (in greco antico, amore reciproco) e chiedete a Eros di occuparsi di lui: vedrete che presto Eros, tutto preso dall’impegno di fratello maggiore, darà solo il meglio della sua natura».
E così fu.
Afrodite e Ares si misero all’opera e in un batter d’occhio (erano dei, eh!) diedero un fratellino alla piccola peste. Le parole di Temi si avverarono d’incanto: Eros divenne dolce, buonissimo e, soprattutto, giudizioso. Niente più sbalzi d’umore né scatti d’ira senza motivo. Anche le frecce andavano a buon segno: mirava bene e con coscienza.
Mamma Afrodite era soddisfatta: in cuor suo sapeva che il suo bimbo, seppur a volte crudele come solo i bambini sanno essere, non sarebbe rimasto pestifero per troppo tempo. Ora non restava che raccogliere i complimenti di tutti gli dei per quella meravigliosa coppia di fratellini.
La pacchia, però, duro poco, ahinoi. Afrodite si accorse di un dettaglio da non sottovalutare: ogni volta che il tenero Anteros, sempre pronto alla pace e al rispetto reciproco, si allontanava da Eros, quest’ultimo riprendeva le sue vecchie intemperanze, precipitando l’Olimpo e la terra nel caos più totale.
Niente, la dea si arrese e arrivò alla conclusione più ovvia: quei due, presi a solo, erano insufficienti. Era necessario che camminassero insieme quanto più tempo possibile, bilanciandosi a vicenda. Eros avrebbe dato al fratello quel pizzico di brio che, si sa, rende l’amore stuzzicante; Anteros, dal canto suo, avrebbe garantito per una corretta condotta di Eros, un suo giusto equilibrio e il profondo rispetto per i sentimenti di tutti.
Anteros, così, divenne il protettore degli amori maltrattati e offesi e, insieme a Eros, si impegnò perché l’amore fosse anche pace e serenità.
Sarà pur vero che l’amore non è bello se non è litigarello; se non è anche dolce e reciproco però, è difficile che porti a qualcosa di buono.